L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, suscita in me profondi interrogativi; come tante persone mi sono chiesto cosa fare. Il primo impulso è stato quello di partire e fare qualcosa sul posto come in passato in Kosovo e Albania o in Sud Sudan.
Difficile guardare la guerra dal divano di casa. Mi ha scritto un amico, Alberto, con il quale ho lavorato al confine tra Kosovo e Albania: “ieri guardavo cose in TV e devo dire che quei treni pieni mi hanno riportato indietro di un po’ di anni e ti ho pensato” è bastato quel messaggio e si è aperto un mondo.
Ero a Scutari, dovevo solo consegnare un camion di aiuti umanitari alle Missionarie Scalabriniane di Juban, quando in una notte migliaia di profughi Kosovari hanno “invaso” la città creando enormi problematiche di ogni tipo; non voglio farla tanto lunga, pensate solo ai servizi igienici.
La mia vita cambiò radicalmente: il camion tornò in Italia, mentre io accettai la richiesta del Vescovo Angelo Massafra di rimanere a dare una mano per qualche settimana… divennero oltre tre anni.
Non avrei mai pensato di rivedere, in Europa, nel 2022, le stesse immagini di persone sradicate dalle loro città, senza più nulla, con famiglie perse nella fuga e con le vittime della guerra.
Cosa posso fare io dunque? Anche se non ho più trent’anni e sono padre di tre figli, il primo impulso è stato ancora quello di partire… qualcosa da fare lo avrei trovato e avrei potuto dare una mano. Ma non ero io in Albania che non volevo i volontari improvvisato? Anche le emergenze hanno delle regole da seguire o anche chi si mette a disposizione, può diventare un problema da gestire; in questo momento, mi sono detto, di problemi ne hanno a sufficienza.
Ma la domanda rimane: cosa posso fare? Tutti dobbiamo porcela. Con mia moglie Chiara che è farmacista, collaborando con alcune realtà del territorio, abbiamo raccolto denaro e medicine da inviare in Ucraina, ma anche giochi; si giochi per i bambini ucraini accolti qui nel Bassanese, per strappare un sorriso a questi piccoli profughi catapultati in una realtà che si li accoglie, ma che è estremamente diversa da quella che hanno lasciato, dove si parla una lingua per loro incomprensibile e dove tutti i punti di riferimento sono crollati.
La guerra è una “pazzia” dice saggiamente Papa Francesco e anche l’idea di aumentare le spese militari non mi convince affatto.
“È passato più di un mese dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, dall’inizio di questa guerra crudele e insensata che, come ogni guerra, rappresenta una sconfitta per tutti, per tutti noi. C’è bisogno di ripudiare la guerra, luogo di morte dove i padri e le madri seppelliscono i figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono. La guerra non devasta solo il presente, ma anche l’avvenire di una società. Ho letto che dall’inizio dell’aggressione all’Ucraina un bambino su due è stato sfollato dal Paese. Questo vuol dire distruggere il futuro, provocare traumi drammatici nei più piccoli e innocenti tra di noi. Ecco la bestialità della guerra, atto barbaro e sacrilego! La guerra non può essere qualcosa di inevitabile: non dobbiamo abituarci alla guerra! Dobbiamo invece convertire lo sdegno di oggi nell’impegno di domani. Perché, se da questa vicenda usciremo come prima, saremo in qualche modo tutti colpevoli. Di fronte al pericolo di autodistruggersi, l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’uomo prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia. Prego per ogni responsabile politico di riflettere su questo, di impegnarsi su questo! E, guardando alla martoriata Ucraina, di capire che ogni giorno di guerra peggiora la situazione per tutti. Perciò rinnovo il mio appello: basta, ci si fermi, tacciano le armi, si tratti seriamente per la pace!”